L’attuale nome di Granze di Camin riconduce a “granza”, “granaio”, “fattoria” ovvero ai grandi possedimenti terrieri appartenenti a ordini monastici o a conventi muniti di “teze” per le granaglie; ciò conferma l’antica vocazione agricola dei suoi abitanti e la presenza di una curazia assoggettata al diritto di patronato del monastero di S. Stefano di Padova e situata nella sfera territoriale dell’importante villaggio di Camin. Anche gli scarsi rinvenimenti archeologici hanno confermato la presenza di insediamenti di tipo rurale nella prima e nella seconda età del ferro e successivamente l’appartenenza del territorio ad un sistema agrario ordinato e strutturato di impronta romana. La mancanza invece di documenti e testimonianze dagli ultimi secoli dell’antichità sino ai primi secoli del medioevo fanno pensare ad un territorio abbandonato sicuramente ricoperto da vegetazione arborea; scriveva A. Gloria: “Un tempo appellavasi Frassenedo, perché luogo selvoso coperto di frassini. Ne parlano documenti del 1187 e 1190” (Il territorio padovano illustrato, Padova 1862). Considerato che il frassino era legno assai utile per costruire, per ardere ed anche per trarne fogliame gradito agli animali, non è meraviglia che ne fossero interessati non solo gli appartenenti al clero patavino, ma anche i vicini abitanti di Camin, Villatora, S. Gregorio e l'antica Villa Ruffina (oggi Ponte San Nicolò). Solo così si spiega come i primi dati anagrafici che si possiedono su Frassenedo o Granze di Camin partono dai 200 abitanti per giungere ad oltre 600. Da alcuni documenti appaiono inoltre in evidenza due contrade di Frassenedo: "de le brente" e "delle valli". La costruzione della chiesa dedicata a papa San Clemente I avvenne in zona leggermente scostata dal centro abitato ma pur sempre nella strategica ubicazione del territorio di Granze, ricompreso com’era tra la via Altinate a nord che uscendo da Padova, attraverso la parrocchia di Ognissanti, arrivava a Camin e la via di uscita da Pontecorvo a sud, che raggiungeva la Saccisica in direzione della laguna veneta. L'antica chiesa ha tutta la sua storia in una lettera del 1595, inviata dalla comunità di Frassenedo al vescovo di Padova, Marco Corner, affinché egli intervenga per arginare la prepotenza di alcune famiglie "aristocratiche" della città, che si fanno largo anche in chiesa, collocando a piacimento i propri "banchi di famiglia". I "capi famiglia" di Frassenedo chiedono quindi l'intervento del vescovo e lo fanno offrendo alcune preziose notizie di quanto hanno operato per la chiesa di Frassenedo: in due anni (siamo alla fine del Cinquecento) essi hanno dato possibilità, attraverso restauri, di radunare molte persone che prima si recavano a messa in quattro località: S. Gregorio, Camin. Villatora e Ponte San Nicolò. Spendendo la bella cifra di "mille e passa ducati" hanno costruito un campanile nuovo, un coro e una sagrestia nuovi. Nei secoli successivi la chiesa ha subito alcuni interventi architettonici, quali la costruzione di nuovi altari e, tra il 1847-48, la ricostruzione del campanile e, in buona parte, della chiesa stessa; ma la nuova situazione territoriale della città di Padova, soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, avrebbe creato una situazione di "quasi emarginazione" dell'antica chiesa di Granze, nei confronti di uno sviluppo ambientale e architettonico del luogo. Ragione per la quale il 30 aprile 1967 si sarebbe benedetta una "prima pietra" dell'erigenda chiesa parrocchiale di Granze, inaugurata poi il 19 marzo 1968. L’antica chiesa di San Clemente, sconsacrata, abbandonata e resa inagibile dai lavori per la costruzione della Zona Industriale, è stata oggi recuperata dal Consorzio Zona Industriale e Porto Fluviale di Padova, che l’ha ristrutturata restituendola alla memoria degli abitanti di Granze. |
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